L’occupazione in Italia è in continua crescita dall’inizio dell’anno, con 22.000 nuovi occupati a marzo rispetto al mese precedente. A renderlo noto sono i dati Istat diffusi a maggio e riferiti al mese di marzo 2023, che dichiarano ad oggi un totale di circa 23.349.000 occupati, il valore più alto mai registrato nelle serie storiche Istat (Il Sole 24 Ore, 4 maggio 2023, p. 4). Anche se il tasso di occupazione resta al 70,1% per gli uomini e solo al 51,6% per le donne, si parla di circa 12.000 nuove occupate, in numero maggiore rispetto ai colleghi maschi, che si attestano sulle 10.000 unità.
Come tipo di contratto, sono circa 10.000 i nuovi assunti a tempo indeterminato e 13.000 gli assunti a tempo determinato. La fetta di lavoratori autonomi, invece, si è ridotta di 1.000 unità. Le ottime notizie sulla crescita dell’occupazione reggono il confronto anche con l’anno precedente: rispetto all’ultimo trimestre del 2022, oggi gli occupati sono 90.000 in più, così come sono aumentati i profili che cercano lavoro (+12.000) e, ovviamente, diminuiti gli inoccupati (-125.000).
Anche per i giovani i segnali sembrano stabili, con un leggerissimo calo del dato di disoccupazione degli under 25 (-0,1% rispetto a febbraio) e un tasso di occupazione della fascia fra i 25 e i 34 anni che è calato sul mese (-0,4%) ma che si conferma positivo se confrontato con lo stesso dato nel 2022 (+1,1%).
Il fatto che l’occupazione cresca è senz’altro un bene, ma parte del merito, se così si può dire, potrebbe essere attribuito anche al basso costo del lavoro, come suggerisce La Stampa (4 maggio 2023, p. 8). Mentre la media europea (intesa come UE) del costo di un’ora di lavoro è pari a €30,5 (somma che sale a €34,3 se si considera l’area della moneta unica) in Italia un’ora di lavoro vale €29,4. In Francia e Germania, i più virtuosi in classifica, il costo di un’ora lavorativa è valutato rispettivamente a €40,8 e €39,5.
Il problema salariale
Quello dei salari è, in effetti, un problema che contraddistingue il sistema lavorativo italiano nel confronto europeo: mentre negli ultimi 30 anni in Francia e Germania i salari sono cresciuti del 30%, l’Italia è l’unico Paese Ocse ad aver assistito a una decrescita degli stipendi. Affari&Finanza (8 maggio 2023, p. 8) riporta che negli ultimi tre anni gli stipendi degli italiani si sono abbassati di 10 punti percentuali, rendendo l’Italia il Paese con le retribuzioni più basse in Europa e nei Paesi Ocse.
Nonostante la crescita generale dell’occupazione in Italia, il tasso di disoccupazione degli under 25 non è così roseo, se paragonato a quello degli altri Paesi europei. Secondo il Sole 24 Ore (4 maggio 2023, p. 4), fra i segreti dei Paesi primi in classifica, che presentano un tasso di disoccupazione giovanile bassissimo, c’è senz’altro il sistema di formazione duale, in Italia non ancora propriamente in vigore. Si tratta di un sistema di apprendimento scolastico che prevede l’alternarsi di momenti di formazione teorica e pratica, quest’ultima da svolgersi in contesti lavorativi, in modo da favorire la transizione da mondo scolastico a mondo del lavoro e l’acquisizione di competenze pratiche spendibili immediatamente dopo il termine degli studi.
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