Secondo i dati trimestrali forniti dal ministero del Lavoro, nei primi nove mesi del 2022 sono più di 1,6 milioni i lavoratori che hanno deciso di dimettersi dal proprio impiego. Fra le motivazioni che determinano la fine di un rapporto di lavoro, le dimissioni sono state la quota più alta, seconda solo alla scadenza dei contratti a termine. Fra coloro che hanno lasciato un contratto a tempo indeterminato, alcuni potrebbero aver scelto di cimentarsi in un lavoro totalmente diverso da quello che hanno svolto finora, altri potrebbero aver scelto di aprire la partita iva e svolgere il proprio lavoro in via autonoma. Certo è che la maggioranza di chi ha lasciato il proprio lavoro l’ha senz’altro fatto in vista di un altro impiego, a riprova del fatto che il mercato del lavoro sta attraversando un momento di ritrovata dinamicità.
Chi sono, però, i lavoratori che hanno scelto di dimettersi nel 2022? Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il fenomeno riguarda soprattutto chi cerca di cogliere le migliori opportunità dalla ripresa occupazionale post-pandemia, ovvero i profili tecnici e specializzati di cui le aziende hanno più bisogno, in quanto più difficili da reperire. Si parla, quindi, di informatici, ingegneri, medici, architetti, chimici, geometri, ma anche di operai specializzati e periti. Delle dimissioni annunciate nei primi nove mesi del 2022, il 22,4% riguarda le professioni tecniche, il 19% le professioni ad elevata specializzazione e il 17,7% i laureati. Il settore delle costruzioni, per citarne uno particolarmente colpito dal fenomeno, già dal 2019 al 2021 aveva visto una crescita del 47,1% nel numero di dimissioni, e ora i profili specializzati del settore, come operai e artigiani, sono diventati difficilissimi da reperire.
Cosa spinge i lavoratori a dimettersi? Se è vero che la maggioranza dei dimissionari ha cambiato un lavoro per un altro, bisogna riconoscere che quattro lavoratori su dieci, però, lo avrebbero fatto senza aver ricevuto un’altra offerta di lavoro al momento delle dimissioni (La Stampa). Quella che verrebbe normalmente considerata una scelta molto rischiosa, sembra ora il risultato di un cambiamento nella percezione del lavoro: non si parla più di cambiare lavoro unicamente per andare in cerca di benefici economici, ma anche per cercare nuove opportunità di carriera tramite corsi di formazione, per migliorare la propria salute fisica o mentale, per avere maggiore flessibilità sull’orario di lavoro. La ripresa del mercato del lavoro dopo la pandemia sembra aver dato ai lavoratori una spinta a cercare maggiore soddisfazione nel proprio lavoro, che non significa per forza mirare alla massima flessibilità, ma anche cercare un contesto lavorativo in cui sentirsi più coinvolti e valorizzati.
Come riporta Il Sole 24 Ore, secondo un focus della Associazione Italiana della Direzione del personale, anche chi ha tra i 26 e i 35 anni, nel 70% dei casi, ha già deciso di lasciare il proprio lavoro o sta prendendo in considerazione di farlo. Il rischio per le aziende è che potrebbero riscontrare difficoltà sempre maggiori nel reperire personale qualificato: da una parte perché, com’è noto, mancano le competenze tecniche sul mercato, dall’altra perché, a causa di questa tendenza, le aziende rischiano di perdere i lavoratori già assunti.
Il compito di Labor spa, in quanto Agenzia per il lavoro, è proprio quello di facilitare la connessione fra mercato del lavoro, imprese e lavoratori in cerca di un impiego. La nostra esperienza nelle Risorse Umane, il vasto database di profili di cui disponiamo e la presenza capillare sul nostro territorio di competenza ci consentono di essere un punto di riferimento sia per chi è in cerca di una nuova occupazione, sia per le aziende che stanno cercando nuovi profili professionali. Siamo sempre aggiornati sulle necessità del mercato del lavoro locale e felici di assisterti presso una delle nostre sedi, per rispondere ad ogni tua domanda.
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