Nel panorama delle relazioni lavorative, il licenziamento per giusta causa rappresenta una delle modalità più severe a disposizione dei datori di lavoro. La sua corretta gestione è fondamentale per evitare conseguenze legali e reputazionali. Questa guida si propone di fornire ai datori di lavoro gli strumenti necessari per gestire le complessità del licenziamento per giusta causa.

Introduzione

Il licenziamento per giusta causa è una misura che, seppur estrema, può rivelarsi necessaria in determinate circostanze per tutelare l’integrità e gli interessi dell’azienda. Tuttavia, la sua applicazione richiede una profonda comprensione delle norme e una gestione oculata per mantenere un ambiente di lavoro sano e conforme alle normative vigenti.

Che cos’è il licenziamento per giusta causa?

Il licenziamento per giusta causa si fonda su motivi estremamente gravi, quando il comportamento del lavoratore è altamente lesivo e tale da non consentire la prosecuzione, anche temporanea, del rapporto di lavoro. Il riferimento normativo principale è l’articolo 2119 del Codice Civile, il quale specifica che il fallimento dell’imprenditore o la liquidazione coatta amministrativa dell’azienda, non costituiscono una giusta causa di risoluzione del contratto.
Si tratta di un provvedimento disciplinare che consente al datore di lavoro di interrompere immediatamente il rapporto di lavoro senza preavviso. La giurisprudenza ha ulteriormente specificato che la giusta causa può includere comportamenti estranei al contratto ma tali da compromettere la fiducia tra le parti.

Licenziamento per ‘giustificato motivo oggettivo VS giusta causa’

È importante distinguere la giusta causa dal licenziamento per giustificato motivo oggettivo, che riguarda situazioni aziendali: solitamente si verifica per una crisi economica, piuttosto che una riorganizzazione interna o la chiusura di un reparto. La scelta tra un provvedimento e l’altro non è quindi determinata dal datore di lavoro, ma dipende dalla specificità della situazione che si deve affrontare. La differenza fondamentale risiede nella tempistica e nelle conseguenze: nel primo il licenziamento è immediato e senza preavviso, nel secondo si prevede invece un periodo di preavviso che può dar luogo a indennità. Tale circostanza è disciplinata dalla Legge 604/1966.

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La NASPI e il licenziamento per giusta causa

La NASPI (Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego) è una forma di sostegno al reddito per i lavoratori che hanno involontariamente perso il loro impiego. In caso di licenziamento per giusta causa, la NASPI rimane un diritto per colui che è stato licenziato, poiché non ha lasciato l’azienda di sua volontà (anche se a seguito di un provvedimento disciplinare). Questo aspetto è cruciale per i datori di lavoro, poiché non influisce direttamente sui costi aziendali ma può incidere sulla percezione del provvedimento da parte del lavoratore.
Devono naturalmente essere soddisfatti i requisiti previsti, ovvero il dipendente licenziato deve aver versato non meno di 13 settimane di contribuzione all’INPS, nei 4 anni precedenti alla cessazione del rapporto di lavoro. Inoltre, durante gli ultimi 12 mesi precedenti allo stato di disoccupazione, egli deve avere almeno completato 30 giornate di lavoro effettivo.

Esempi pratici di licenziamento per giusta causa

I casi reali di licenziamento per giusta causa includono la scoperta di furti o danneggiamento di beni aziendali da parte di dipendenti, piuttosto che una grave insubordinazione, come il caso di un dipendente che minaccia fisicamente sia un superiore che altri colleghi. Vanno anche annoverate la falsificazione di documenti aziendali oppure la presentazione di certificati medici falsi e, di conseguenza, l’utilizzo scorretto dei permessi (ex legge n. 104/92). Ulteriori casi riguardano la ripetuta violazione delle normative di sicurezza sul lavoro, come pure la violazione del patto di non concorrenza, fino allo spionaggio industriale.
Ogni caso deve essere valutato attentamente, specie in casi particolarmente complessi: si devono considerare le prove disponibili e seguire una procedura disciplinare rigorosa per garantire la legittimità del licenziamento. Ad esempio, un singolo episodio di insubordinazione potrebbe non essere sufficiente (o essere tollerato, portando a un’ammonizione), ma una serie di atteggiamenti lesivi non vanno ignorati. È quindi cruciale documentare accuratamente ogni episodio e, se possibile, condurre un’indagine interna prima di procedere.

Disoccupazione e licenziamento per giusta causa

Nonostante il licenziamento per giusta causa, il lavoratore mantiene il diritto all’indennità di disoccupazione. Questo non solleva l’azienda da responsabilità in caso di licenziamento ingiustificato, ma offre una rete di sicurezza al lavoratore, riducendo potenzialmente il contenzioso.

Tracciabilità e conseguenze del licenziamento per giusta causa

Quando avviene un licenziamento per giusta causa non rimane traccia da nessuna parte, poiché le motivazioni del provvedimento non vengono registrate e non sono riportate nemmeno all’interno della scheda professionale tenuta dal centro per l’impiego. Inoltre, l’azienda non può fare richiesta del certificato penale del dipendente per verificare che sia stato licenziato per motivi inerenti alla commissione di reati, salvo che non sia previsto dal contratto collettivo nazionale.
Il licenziamento per giusta causa ha conseguenze che potrebbero avere un impatto significativo sulla carriera del lavoratore e sulla reputazione dell’azienda. È essenziale gestire la comunicazione in modo trasparente e professionale, sia internamente che esternamente, per mantenere la fiducia degli altri dipendenti e del mercato.

Motivi ricorrenti per il licenziamento per giusta causa

Il licenziamento per giusta causa è una misura drastica che può avere implicazioni significative sia per il datore di lavoro che per il dipendente: comprendere i motivi più comuni che portano a questa decisione può aiutare i responsabili aziendali a prevenire situazioni simili. Di seguito vengono ribaditi i più comuni motivi che portano al licenziamento per giusta causa:

Insubordinazione: il rifiuto continuo del dipendente di completare compiti assegnatigli dal datore di lavoro, senza una giustificazione valida.
Furto: l’appropriazione indebita di beni aziendali, che può includere denaro, attrezzature, o informazioni sensibili.
Violenza: comportamenti prepotenti verso colleghi, superiori o clienti, con aggressioni fisiche o verbali durante l’orario di lavoro.
Falsa malattia: dichiarazioni di infortuni o malattie non vere, la presentazione di certificati medici falsi per giustificare assenze non autorizzate o per ottenere giorni di permesso.
Utilizzo improprio delle risorse aziendali: l’uso di computer, software o autovetture aziendali (non nei casi previsti di uso promiscuo) per attività personali durante l’orario di lavoro, e senza autorizzazione.

Data la severità dell’attuare un licenziamento per giusta causa, risulta opportuno attuare strategie per creare un ambiente lavorativo conforme e sicuro: mettere in atto politiche aziendali chiare, offrire una formazione continua, promuovere un ambiente di lavoro rispettoso e mantenere una comunicazione trasparente possono prevenire molti dei comportamenti che portano al licenziamento per giusta causa.

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Procedure e Best Practice per il licenziamento per giusta causa

Va poi ricordato che i motivi per il licenziamento per giusta causa devono essere ben comprovati per evitare contenziosi. È dunque opportuno seguire una procedura corretta che include:
– un’accurata documentazione dei comportamenti inadeguati
– effettuare un’indagine interna dettagliata
– dare al dipendente la possibilità di difendersi
– formalizzare il licenziamento con una comunicazione scritta, chiara e dettagliata.

Se infatti il lavoratore ritiene che si sia verificato un licenziamento illegittimo può impugnarlo per richiedere un indennizzo o il reintegro in azienda. Egli ha 60 giorni di tempo per tale azione, dal giorno in cui ha ricevuto la lettera di licenziamento: potrà quindi depositare l’atto di ricorso presso la cancelleria della sezione lavoro del tribunale ordinario. In alternativa, l’ex dipendente può richiedere all’azienda un tentativo di conciliazione da parte dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Conclusioni

Il licenziamento per giusta causa è uno strumento drastico che deve essere gestito con estrema attenzione e rigore, nel rispetto delle normative vigenti. Una gestione etica e informata non solo tutela l’azienda da possibili contenziosi, ma contribuisce anche a mantenere un ambiente di lavoro sereno e produttivo. I datori di lavoro e i responsabili delle risorse umane devono quindi essere ben preparati e aggiornati sulle procedure corrette per garantire una conduzione aziendale trasparente e giusta.

 

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FAQ
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1 – Quali sono i diritti del lavoratore in caso di licenziamento per giusta causa?
Il lavoratore ha il diritto di contestare il licenziamento, avviando una vertenza legale presso il tribunale del lavoro. Durante il processo, il lavoratore può cercare di dimostrare che il licenziamento è stato ingiustificato. Se il licenziamento viene riconosciuto come illegittimo, il lavoratore potrebbe avere diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro o a un risarcimento economico.

2 – Come può un’azienda dimostrare il licenziamento per giusta causa?
L’azienda deve raccogliere e documentare i motivi che hanno condotto al licenziamento per giusta causa, adducendo prove concrete del comportamento inadeguato del dipendente, che dimostrino la gravità delle azioni che hanno portato a un provvedimento così drastico.

3 – Quali documentazioni sono necessarie per procedere con un licenziamento per giusta causa?
La documentazione per procedere al licenziamento per giusta causa include:
– Rapporti dettagliati degli episodi contestati.
– Prove documentali, come ad esempio email, lettere o registrazioni.
– Testimonianze di colleghi o superiori.
– Eventuali rapporti di indagine interna.
– Lettere di contestazione e risposta del dipendente.
– Lettera formale di licenziamento con motivazioni dettagliate

4 – Come si differenzia il licenziamento per giusta causa dal licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo?
Il licenziamento per giusta causa è basato su comportamenti gravi e inaccettabili del dipendente che rendono impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro. Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, invece, è dovuto a ragioni economiche, organizzative o produttive, che richiedono la riduzione del personale o la riorganizzazione dell’azienda.

5 – Esistono dei limiti temporali per contestare un licenziamento per giusta causa?
Sì, il lavoratore ha 60 giorni di tempo dalla ricezione della lettera di licenziamento per impugnarlo. Successivamente, ha ulteriori 180 giorni per depositare il ricorso presso il tribunale del lavoro.

6 – Cosa accade se un licenziamento per giusta causa viene riconosciuto illegittimo?
Se viene riconosciuta la non legittimità del licenziamento, il datore di lavoro può essere obbligato a reintegrare il lavoratore nel suo posto di lavoro o, in alternativa, a pagare un risarcimento economico. Questo può includere stipendi arretrati e altri benefici non percepiti durante il periodo di licenziamento.

7 – Come influisce un licenziamento per giusta causa sulla possibilità di ricevere la NASPI?
Un lavoratore licenziato per giusta causa ha diritto alla NASPI, che è prevista per chi perde involontariamente il lavoro; devono comunque essere soddisfatti i requisiti contributivi previsti.

8 – Quali sono i passi principali che un datore di lavoro deve seguire per un licenziamento per giusta causa?
I passi principali da seguire possono essere riassunti come segue:
Documentare accuratamente i comportamenti inadeguati.
Effettuare una valutazione preliminare e un’indagine interna.
Notificare al dipendente la contestazione disciplinare, concedendo il tempo per difendersi.
Valutare le eventuali controdeduzioni del dipendente.
Formalizzare il licenziamento con una lettera scritta che dettagli le ragioni.

9 – In che modo il licenziamento per giusta causa influisce sulla reputazione aziendale?
Un licenziamento per giusta causa, se gestito correttamente, può rafforzare l’immagine dell’azienda come entità che non tollera comportamenti scorretti, proteggendo al contempo i valori e l’etica aziendale. Tuttavia, se gestito male o percepito come ingiusto, può danneggiare la reputazione aziendale e causare insoddisfazione tra i dipendenti.

10 – È possibile reintegrare un dipendente dopo un licenziamento per giusta causa se emergono nuove prove?
Sì, con eventuali nuove prove che dimostrano l’innocenza del dipendente o l’erroneità delle accuse, l’azienda può considerare la possibilità di reintegrare il dipendente. Questo può anche avvenire attraverso un accordo tra le parti, evitando contenziosi legali.